In un'epoca come la nostra nella quale l'uomo viene sempre più paragonato alle bestie, sia per i suoi istinti e comportamenti sia per la sua costituzione fisica, il pensiero che Cicerone ci ha lasciato irrompe nel modo ormai abituale di concepire la nostra umanità come animalità.
Il linguaggio parlato è ciò che principalmente ci rende diversi dagli animali e da tutte le altre forme di vita sulla terra. Solo e soltanto gli esseri umani possiedono l'apparato fonatorio. Esso, come tutti gli altri organi del nostro corpo, si sviluppa man mano che un bambino cresce ed è proprio perché esso si forma e trasforma gradualmente nel tempo che i bambini sono capaci di articolare le prime parole in modo impreciso solo dopo i primissimi anni di età (Pinker, 1994). [2]
Questo dato scientifico ci porta a riflettere sull'uomo da un punto di vista diverso dal solito. Quale potrebbe essere lo scopo della natura nell'aver fornito proprio a lui e a nessun altro essere vivente questa caratteristica unica e speciale? Non abbiamo una risposta a questa domanda. Ancora oggi molti si interrogano riguardo il vecchio dibattito tra creazionisti ed evoluzionisti: i primi credono che l'universo sia stato creato da Dio con una finalità ben precisa, i secondi non credono che la natura sia opera di un Dio e ritengono che non ci sia intenzionalità nelle leggi che goverano l'universo.
Ciò su cui possiamo però interrogarci con maggiore possibilità di successo nel fornirci una risposta soddisfacente è in che modo il linguaggio verbale possa essere per l'uomo una risorsa preziosa. Cicerone pone l'attenzione sulle emozioni: il linguaggio verbale ci permette di comunicare stati d'animo. Ma quali? Amore, benevolenza, gioia? Non solo questi ma anche odio, rancore, tristezza, rabbia, malinconia e molti altri. Esso è un vero e proprio vaso di Pandora: aprire il sigillo delle nostre labbra può innescare meccanismi senza ritorno, nel bene e nel male.
Il linguaggio verbale, lo dice il console stesso, è una potente arma di dominio. Se usato in maniera adeguata può addirittura aiutarci a persuadere una persona a spostare le sue preferenze in favore delle nostre. Al tempo in cui egli stesso viveva era frequente l'uso della retorica per difendere una causa ad ogni costo. Vi erano moltissime persone alle quali non importava affatto comunicare la verità dei fatti, soprattutto nei tribunali. Esse miravano ad ottenere la ragione la quale, a sua volta, avrebbe portato loro possibilità di vittoria e dominio e l'unico modo per riuscirci era affrontare una disputa dialettica tenuta dai difensori delle parti in causa.
La parola, dunque, è croce e delizia dell'essere umano. Dante ci aveva ricordato quanto un linguaggio pieno di amore e passione avesse aiutato i suoi genitori ad innamorarsi ed unirsi al punto tale da concepire un figlio. La storia e la vita di tutti i giorni, invece, ci ricordano anche che la parola può diventare un mezzo per sopraffare altre persone diventando fonte di separazione e sofferenza.
Ora che abbiamo scoperto una delle prime grandi risorse del nostro linguaggio, vi suggerisco una strategia che potete applicare per migliorare la vostra comunicazione interpersonale: siate sempre consapevoli del potenziale del mezzo di comunicazione che volete utilizzare e individuatene pregi e difetti al fine di ottimizzare il suo utilizzo.
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Note:
[1] M. T. Cicerone (55-54 a.C.), De Oratore;
[2] S. Pinker (1994), L'Istinto del Linguaggio. Come la Mente crea il Linguaggio, Arnoldo Mondadori S.p.A., Milano (2008).