Gli uomini preferiscono le stronze
Recensione del bestseller di Sherry Argov
Mada Alfinito 24/09/2017 0
Mi trovavo alla stazione centrale di Napoli. Aspettavo che i miei amici venissero a prendermi per andare a visitare le meraviglie della Napoli sotterranea(1).

Ero in compagnia di due amici che avevano viaggiato insieme a me da Salerno e, mentre attendevamo che gli altri arrivassero, entrammo nella grande libreria della stazione. In preda all’estasi e alla soddisfazione che solo la visione di un posto strapieno di libri può dare, mi sono distaccata da loro e ho iniziato a vagare da sola nella grande libreria in cerca di qualcosa che potesse conquistarmi. Mi sono ritrovata così nel settore ‘psicologia’, seguito poi da quello ‘filosofia’ (che volete farci, deformazione professionale!) a cercare qualche stimolo interessante per uno dei miei workshop. Leggendo i diversi titoli che mi si paravano innanzi mi colpì questo:
"Gli uomini preferiscono le stronze"
La copertina dal rosso portante e le labbra tinte di rossetto di una donna che succhia sensualmente un lecca lecca mi fece sorridere, oltre che incuriosire. Questa immagine stona ironicamente con il contenuto del libro ma non è solo una provocazione: è un'ottima mossa di marketing e faccio i miei complimenti a chi l’ha realizzata. Ammetto che, lì per lì, nonostante l'idea mi fosse piaciuta, il mio pregiudizio si fece prepotentemente avanti e iniziai a sfogliare il libro con la convinzione che quello fosse l'ennesimo trattato pseudo femminista post-moderno che proponeva a donne disperate l'elisir dell'amore in pochi stereotipati concetti. Stavo quindi per riporre il libro sullo scaffale senza approfondire. Non so se fu il caso o la semplice curiosità per qualcosa che ritenevo a priori potenzialmente trash, ma iniziai a sfogliarlo leggendo qualche concetto sparso qua e là.
Notai che in appendice al libro, l'autrice aveva inserito una lista di ciò che aveva chiamato ‘le 100 leggi del fascino di Sherry’. Leggere il mero elenco delle regole di Sherry decontestaulizzate dai paragrafi nei quali sono inserite può provocare in moltissime donne reazioni di pathos intense. La 21° legge per esempio afferma:
"Se un uomo deve aspettare prima di andare a letto con una donna, non solo la considererà più bella, ma avrà anche il tempo per apprezzarla meglio."
A quel punto mi sono immaginata la versione al femminile della scena biblica del giudizio universale che si trova in Matteo 25, 31-46. Il popolo femminile è diviso in due: da una parte ci sono le donne moderate che guadagneranno il Paradiso e dall’altra le ribelli che meriteranno l’inferno. Tra quelle candidate all’inferno (dalla società e dalle istituzioni più conservatrici) ci sono le femministe emancipate ed estremiste, quelle che gridano al maschilismo e al patriarcato ogni volta che la libertà sessuale della donna viene messa in discussione. Per dirla in breve: ‘libera vagina in libero stato’. Per queste donne iraconde e infuocate: “Una donna non può essere considerata una poco di buono se va a letto con un uomo al primo appuntamento! E nemmeno al secondo!” Dall'altra parte della divisione apocalittica ci sono le donne angelicate: quelle remissive e sottomesse ad ogni respiro del proprio partner. Apparentemente sovrastimate dagli uomini che non vogliono problemi e tanto amate da Dante e Petrarca, vivono costantemente in preda al pessimismo cosmico sentimentale in cui il loro ruolo di martiri d'amore le ha scaraventante. Sono quelle che leggendo l’affermazione della Argov sghignazzano in maniera composta e maliziosa: “L’ho sempre detto io! Visto che non sono bigotta come molte pensano?” Sono queste le vincitrici morali dell’amore, quelle che hanno visto l’uomo che amavano andar via da loro per una che avevano etichettato come quella buona solo per una notte. Sono queste le proclamatrici del: “L’avevo detto io che era solo una sgualdrina” e: “Prima o poi lui la mollerà per tornare da me”.
Ok donne. Stiamo ironizzando. Ma è un dato di fatto che le donne entrano in competizione fino ad odiarsi profondamente quando c’è di mezzo un uomo. In questo andazzo generale che vede le donne come la specie meno unita dall’inizio della creazione, ciò che rende il libro di Sharry Argov intelligente e utile è il fatto che lei sia riuscita a fare ciò che poche donne oggi sanno fare: stare nel mezzo. Che non vuol dire non saper decidere o farlo solo in base alla comodità delle circostanze, ma semplicemente porsi per un po’ come mediatrice tra il mondo maschile e femminile facendo capire alle donne di essere tutte nella stessa barca e che nessuno stereotipo o estremizzazione porta a risultati positivi in amore (così come nella vita in generale). L’autrice ha intervistato centinaia di uomini di tutte le età, dai 20 ai 70 anni, e, cosa più incredibile e scandalosa per noi donne, lei li ha A S C O L T A T I. Senza replicare o voler aver ragione a tutti i costi. Finalmente una donna si è posta in ascolto di un uomo con fiducia senza voler avere l’ultima parola. Sì perché lo stereotipo della donna che non riesce a trovare mai un uomo che l'ascolti forse è davvero ancora troppo radicato nella nostra società nonostante il progresso vantato. Sherry Argov ha davvero parlato con centinaia di uomini e ne ha offerto in questo modo alle donne una nuova immagine: la maggior parte di loro non solo ha dimostrato di essere senziente e di possedere un cervello che non ragiona soltanto in base alle pulsioni sessuali, ma hanno anche mostrato di essere capaci di provare emozioni ed esprimere sentimenti.
Con ironia e sfrontatezza, l'autrice ripercorre i tanti errori comuni che sono entrati nella storia sentimentale di ogni donna, errori apparentemente banali ma che hanno inflitto letali colpi alla loro autostima, errori incessantemente quotidiani che hanno dato vita a capolavori di sfacciata ironia e immensa solitudine come il diario di Bridget Jones (amato anche da me!). Questo libro è la morte degli stereotipi che la maggior parte di noi donne ha sugli uomini, sul sesso e sulle relazioni amorose. Le dichiarazioni rilasciate dagli uomini intervistati mantenendo il proprio anonimato, possono aiutare a capire dove ognuna di noi ha sbagliato per anni nel modo di rapportarsi all’altro sesso donandoci la speranza che potremo trovare una relazione sana e felice usando semplicemente un po' di intelligenza e razionalità al momento giusto piuttosto che fare mesi o anni di psicoterapia a seguito dell’incontro con l’ennesimo uomo che ci ha tradite o scaricate. Lungi dall’affermare che gli uomini siano tutti dei santi, semplicemente questo libro riporta a ciascuna donna la propria parte di responsabilità nell’aver avuto il ben servito dal proprio uomo.
Personalmente, per alcuni mesi della mia vita ho considerato questo libro una Bibbia dei primi approcci amorosi durante una nuova conoscenza ma esso riguarda anche chi è in relazione con lo stesso uomo da più tempo. Questo testo mi ha dato molte dritte utili facendomi capire il perché della ricorsività di certi eventi nella mia vita. Certo, incontrare la propria anima gemella non è una cosa che può accadere esclusivamente grazie al nostro contributo, ma sapere cosa fare in determinate circostanze che ci gettano in confusione e ci fanno soffrire è già il primo passo verso l’incontro del nostro destino.
'Gli uomini preferiscono le stronze' ha avuto anche un sequel che in italiano è stato tradotto con il titolo 'Perché gli uomini sposano le stronze e lasciano le brave ragazze'. Io sono interessata a leggerlo quanto prima. E voi cosa ne pensate di questo libro? Lo avete letto? Correrete in libreria ad acquistarlo?
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Note:
(1) Immagine presa dal sito www.napolisotterranea.org
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Mada Alfinito 28/09/2017
Recuperarsi dalla dipendenza affettiva
Nel precedente articolo ('come uscire dalle dipendenze patologiche?') ho spiegato cosa sia la Alcolisti Anonimi e come questo metodo di guarigione sia considerato tanto efficace al punto che nel corso degli anni sono nati in tutto il mondo centinaia di gruppi di terapia ispirati alla AA. Per la dipendenza affettiva è stato fatto lo stesso e la prima donna a suggerire l'idea di un gruppo di terapia per le 'donne che amano troppo' fu Robin Norwood.
Per lungo tempo Robin Norwood fu una psicoterapeuta. Il suo bestseller 'donne che amano troppo' è nato proprio grazie alle chiacchierate tenute con le clienti che erano da lei in terapia. La stessa Norwood ha sostenuto, nel medesimo libro, di essere stata a sua volta una dipendente affettiva. è interessante il fatto che ad un certo punto della sua carriera, Robin abbia smesso di esercitare la professione di psicoterapeuta. Nei sui libri ella ha dichiarato espressamente di ritenere la terapia individuale poco efficace e incisiva al fine di aiutare le donne ad uscire da questo disagio psicologico ed emotivo. Ella scrisse: "Tuttavia, i molti anni di esperienza nel campo delle dipendenze mi hanno insegnato che sono i programmi 'Dodici Passi' quelli che offrono il più adeguato ed efficace trattamento di tutte le forme di dipendenza, ivi comresa quella da relazioni (1)". L'autrice non ha mai affermato che la terapia individuale fosse completamente inutile, ma ha più volte dichiarato nei suoi libri che aveva notato che le donne che facevano terapia di gruppo riuscivano a recuperarsi in maniera più efficace rispetto a chi si sottoponeva ad una terapia singola.
In entrambi i suoi libri ('donne che amano troppo' e il sequel 'lettere di donne che amano troppo') ella ha tracciato delle linee guida per ispirare le donne che avrebbero letto i suoi scritti a fondare un gruppo di terapia basato dul programma 'Dodici Passi'. Inoltre, proprio perchè ogni gruppo di recupero 'Dodici Passi' si ispira al modello proposto dalla Alcolisiti Anonimi, per ciascuno di essi è stato stilato l'elenco dei passi adattato alla dipendenza che il gruppo deve affrontare. Per quando riguarda la dipendenza affettiva i seguenti 'Dodici Passi' riportati da Norwood si configurano in questo modo (2):
- Abbiamo riconosciuto di non avere alcun potere suelle relazioni, e che lo nostre vite sono divenute ingovernabili;
- Ci siamo convinte che un Potere Superiore a noi possa restituirci la salute;
- Abbiamo deciso di affidare la nostra volontà e la nostra vita ala cura di Dio così come noi lo concepiamo;
- Abbiamo cercato dentro di noi, e fatto senza pauraun esame di coscienza;
- Abbiammo ammesso davanti a Dio, davanti a noi stesse, davanti a un altro essere umano l'esatta natura dei nostri errori;
- Siamo totalmente disponibili a lasciare che Dio elimini da noi tutti questi difetti di carattere;
- Umilmente gli chiediamo di eliminare tutte le nostre manchevolezze;
- Abbiamo elencaro tutte le persone cui abbiamo fatto torto, e siamo disponibili a fare ammenda presso ciascuna;
- Abbiamo fatto direttamente ammenda presso queste persone, qualora ciò non arrecasse danno a loro o ad altri;
- Abbiamo continuato a esaminare le nostre coscienze e ogni volta che ci siamo trovate in torto l'abbiamo prontamente ammesso;
- Abbiamo cercato attraverso la preghiera e la meditazione di migliorare il nostro contatto conscio con Dio così come lo concepiamo, pregando solo di poter conoscere la sua volontà e di darci la capacità di adempierla;
- Dal risveglio spirituale ottenuto attraverso questi passi, abbiamo cercato di portare questo messaggio ad altre che amano troppo, e di praticare questi principi in tutti goi ambiti della nostra vita.
Come già detto in precedenza, Robin smise di esercitare la professione di psicoterapeuta per dedicarsi principalmente a vivere il programma di recupero (a cui ella stessa si sottoponeva) all'interno di un gruppo di donne. In Italia, la Alcolisti Anonimi e gruppi affini sono abbastanza diffusi in tutto il Paese ma molte persone non sono ancora conoscenza di questa realtà sul territorio. Per quanto riguarda la dipendenza affettiva, in Italia i gruppi di sostegno sono veramente pochi e non sono una vera e propria organizzazione come la AA. In Italia, infatti, l'approccio che va per la maggiore nel trattare la dipendenza affettiva è la terapia individuale.
Nell'anno 2016, mentre preparavo la mia tesi sulla dipendenza affettiva, venni a sapere che a Salerno era stato organizzato un gruppo di terapia per persone che soffrivano di questo problema. Decisi di frequentarlo per dare maggiore solidità agli studi che stavo facendo allora. Al gruppo erano presenti sia uomini che donne. Eravamo in tutto una decina di persone. La psicologa e la counselor che avevano organizzato il gruppo furono molto brave nel creare attività che permettevano ai partecipanti di entrare di volta in volta sempre più in connessione gli uni con gli altri e stabilire quindi quel legame di fiducia e affetto che spingeva poi spontaneamente ciacuno ad aprirsi all'altro e condividere il peso della propria esperienza e sofferenza. Al percorso di gruppo, le due esperte affiancarono degli incontri individuali durante i quali ogni componente poteva parlare in privato con una delle due, in modo tale da consolidare ciò che veniva fatto nel gruppo.
Questo gruppo di terapia durò alcuni mesi e ci incontravamo con la frequenza di una volta ogni due settimane. è stata un'espseirenza molto profonda per me. Il gruppo non era basato specificatamente sul programma 'Dodici Passi' ma riuscì ugualmente ad essere efficace. Credo che Robin Norwood avesse ragione quando sosteneva che credeva fermamente nella terapia di gruppo e credo che nemmeno i fondatori della AA si sbagliassero: il supporto reciproco (non la commiserazione) è un'arma davvero potente per uscire dai disagi emotivi e relazionali. Del resto, la cura dalla dipendenza affettiva non è la fuga dall'amore ma l'amore stesso.
Mafalda Alfinito.
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Note:
(1) Norwood R. (1988), Letters from women who love too much, Pocket Books, New York, tr. it. Lettere di donne che amano troppo, Giangiacomo Feltrinelli Editore Milano (1997), sesta ed. 2011, p. 143.
(2) Norwood R. (1988), Letters from women who love too much, Pocket Books, New York, tr. it. Lettere di donne che amano troppo, Giangiacomo Feltrinelli Editore Milano (1997), sesta ed. 2011, pp. 153-154.
Mada Alfinito 29/05/2022
Persone Tossiche
Questo che stai per leggere di seguito non è un articolo ma un post che ho pubblicato sulle mie pagine social e che riporto anche qui, sul sito, per agevolare ai lettori la consultazione del materiale che pubblico.
Consapevolezza, impegno e una comunicazione efficace sono elementi fondamentali per raggiungere i tuoi obiettivi.
Eppure, non sempre le cose dipendendo esclusivamente da te. Ogni giorno, sul tuo cammino, incontri delle persone e ognuna di loro è potenzialmente in grado di accompagnarti verso la meta perché ha a cuore il tuo bene, oppure persuaderti ad allontanarti dal tuo benessere perché non desidera la tua felicità. Sto parlando delle PERSONE TOSSICHE.
Nel carosello di oggi scoprirai come riconoscerle (ed evitarle!).
LA MIA ESPERIENZA:
Io, personalmente, ne ho incontrate tante; e quante volte mi sono indignata di fronte a tali comportamenti? Moltissime.
Poi però ho capito: SIAMO NOI PER PRIMI A DOVER RICONOSCERE IL NOSTRO VALORE, poi gli altri.
Impara a selezionare le persone che frequenti, scegli chi è capace di criticarti per dare qualità alla tua vita e non chi lo fa per la soddisfazione di vederti sconfitt*. Dai importanza alle persone per cui tu sei importante.
Se ti va, condividi anche tu la tua esperienza!



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Mada Alfinito 04/01/2018
Quand'è il Momento Giusto per un Nuovo Primo Appuntamento?
"Per ogni cosa c'è il suo momento, il suo tempo per ogni faccenda sotto il cielo."
Cantava l'Ecclesiaste[1] molto tempo fa e ciò che diceva è senz'altro vero anche riguardo le cose dell'amore, in particolare per gli uomini e le donne che stanno affrontando un recupero dalla dipendenza affettiva. Ci tengo a precisare, però, che questo articolo non è utile soltanto ai dipendenti affettivi ma è rivolto anche a tutti coloro che sono usciti di recente da una relazione sentimentale.
La domanda che ci poniamo oggi è:
Quand'è il momento giusto per un nuovo primo appuntamento?
Come ho già spiegato in articoli precedenti ( Il Turismo Sentimentale è un Viaggio Scomodo e Per Tenerti Lontano dalla Mia Mente ), le persone che sofforno di turismo sentimentale sono dei veri e propri collezionisti di primi appuntamenti. Ciò che boicotta ogni loro tentativo di imbarcarsi in una relazione duratura anche quando incontrano qualcuno da cui si sentono coinvolti ad un livello emotivo profondo è la paura dell'intimità emotiva che li rende fobici nei confronti delle responsabilità.
Per queste persone è molto più facile interrompere la relazione dopo i primi incontri perché in quei frangenti, si sa, ognuno di noi desidera mostrare il meglio di sé dando all'altro l'idea di essere dei veri e propri maestri della seduzione. In casi come questi, anche se entrambi gli individui percepiscono il desiderio e la voglia di stare insieme, i loro appuntamenti non si basano sul piacere di godere della reciproca presenza con semplicità ma diventano dei veri e propri talent show dove l'indice di gradimento della serata sarà determinato dalla pressione causata dalla paura di non soddisfare determinate aspettative e dalla qualità della performance. Sono davvero tante, infatti, le persone che, quando ne incontrano una per cui provano profonda attrazione, mettono subito in scena un copione per comunicare un'immagne di sé che non corrisponde totalmente alla realtà. Tutto ciò va a discapito dell'autenticità, cioè del farsi conoscere per ciò che si è veramente con tutte le proprie sensibilità, paure e difetti oltre che per i tanto decantati pregi.
Prendersi del tempo prima di frequentare una nuova persona non è un consiglio salvavita solo per i dipedenti affettivi ma lo è anche per coloro che sono usciti recentemente da una relazione. Qualcuno potrebbe domandarsi:
"Recentemente quanto?"
Difficile dare una risposta quantificabile in termini di ore, minuti, secondi: per alcuni la parola recentemente corrisponde ad una settimana, un mese o tre ma esistono anche situazioni in cui le persone che sono state lasciate da un anno o persino di più sono rimaste così emotivamente scioccate e provate che sentono ancora lo stesso dolore iniziale (o quasi) per la perdita. Non si tratta di debolezza: molto semplicemente, la nostra emotività vive di tempi ben diversi da quelli convenzionali su cui siamo abituati ad impostare la nostra vita, solo che la maggior parte della gente non vi dirà mai quanto stia soffrendo...
Ad ogni modo, è innegabile il fatto che allo stesso tempo esistano anche persone che, terminata una relazione da cui ne sono usciti sofferenti, abbiano avuto la fortuna di incontrare poco tempo dopo un partner che è diventato quasi da subito una persona significativa nel lungo periodo. Ma questi sono casi sporadici e non la normalità. La realtà è molto più dura e nella maggior parte dei casi occorre cercare a lungo prima di incontrare un partner che potremmo definire quello giusto oppure la volta buona!. Come disse il personaggio di Alex a Gigi nel film La Verità è che Non gli Piaci Abbastanza (2009): "Tu non sei l'eccezione, sei la regola" (vi consiglio di vedere questo breve spezzone del film https://www.youtube.com/watch?v=vMSB37rrlTs ).

È esperienza abbastanza comune (ma lungi da me il generalizzare che questo valga per tutti) che dopo essere stati lasciati o aver vissuto una storia dalla quale siamo usciti a pezzi siamo istintivamente succubi di due pulsioni (entrambe o una sola):
- La prima è tentare di recuperare il rapporto anche se siamo consapevoli che non c'è più molto da fare o che quella relazione non merita davvero le nostre energie;
- La seconda è quella di buttarsi a capofitto in una nuova storia per dimentcare il male ricevuto. In fondo, che male c'è a farsi coccolare dopo le ferite subite? Mica è giusto che il nostro ex o la nostra ex siano già tra le braccia di un'altra/o mentre noi passaimo le serate, le festività e le notti da soli a contare i nostri rimpianti? Queste sarebbero delle motivazioni sicuramente molto convincenti... se fossimo degli adolescenti mai cresciuti. Ma non è così che ragionerebbe un adulto emotivamente consapevole.
Un luogo comune diffuso è quello che chi lascia ha emotivamente più vantaggi rispetto a chi viene lasciato. Si dà per scontato (e forse non a torto) che la persona che ci ha abbandonato abbia preso consapevolezza prima di noi che nel rapporto c'era qualcosa che non funzionava, ragion per cui potrebbe aver operato la rottura con il vantaggio di un dolore già elaborato. Ma una separazione, malgrado le apparenze che celano alla perfezione (o quasi) ciò che realmente pensa il nostro/la nostra ex, provoca sempre un disagio ad entrambi. Vivere una relazione comporta amalgamare il proprio stile di vita con quello dell'altro. Quando si è in coppia è di vitale importanza per la riuscita della relazione nel lungo periodo lasciare ampi spazi di indipendenza all'altro (pur mantenendo allo stesso tempo il rispetto per i bisogni di coppia di ciascuno) ma allo stesso tempo è fondamentale creare delle sane abitudini che tendano a consolidare la coppia (ho detto consolidare, non annoiare! Fate sempre molta attenzione a questa sottile ma cruciale differenza...). Inoltre, stando insieme si cammina su sentiero comune che può essere più o meno condiviso e accettato da entrambi a seconda della sintonia e dell'amore che si è sviluppato tra i due. Ma sia che sul sentiero si faccia costantemente a pugni (come sempre accade nelle relazioni disfunzionali e tormentate), sia che la passeggiata risulti piacevole è pur sempre un camminare l'uno accanto all'altra. Non dobbiamo mai credere che l'ex partner ci abbia dimenticato del tutto, anche nel caso fosse sparito completamente (come nel fenomeno del narcisismo patologico e del ghosting). Questo è impossibile. Certamente bisogna prendere atto che non ci ama più (altrimenti non ci avrebbe lasciato), ma la mente umana non può dimenticare di colpo tutto ciò che ha vissuto, a meno che alla persona non sia stata asportata una porzione di cervello con un intervento chirurgico! Solo e soltanto in questo caso c'è la possibilità di venire radicalmente cancellati dalla memoria di qualcuno ed è proprio in virtù del fatto che nulla viene rimosso dalla mente dalla sera alla mattina che dobbiamo renderci conto che anche se l'ex non ci ama più, ha dovuto o dovrà affrontare dentro di sé un'elaborazione del distacco esattamente come è successo a noi. È un fatto fisiologico. La nostra mente funziona così. Questo non vuol dire assolutamente che ritornerà da noi implorando perdono sulle note di Ricominciamo di Adriano Pappalardo[2] (a meno che voi siate l'eccezione e non la regola. Vi consiglio caldamente di rimanere con i piedi per terra prima di arrivare a questa conclusione), ma è già qualcosa sapere che non siamo diventati improvvisamente un nulla ai suoi occhi come lui o lei vorrebbe farci credere. 
Io sono dell'idea cha sia quando si lascia, sia quando si viene lasciati occorra sempre fermarsi almeno un po' per cercare di capire le ragioni del fallimento della relazione. Riflettere non è un modo di generare in noi sensi di colpa e autocommiserazione. Semplicemente, una sana auto-critica ci aiuta a capire meglio noi stessi, chi siamo e ridefinire quali sono le nostre priorità. È molto frequente, infatti, che le persone che hanno avuto una delusione amorosa si rendano conto già dopo pochissimo tempo che la relazione precedente li aveva privati di molte cose e che avevano sacrificato sull'altare di un amore ideale la parte più autentica del loro essere.
Credo che fare il punto della situazione della propria vita non sia una cosa così lunga e difficile come si potrebbe pensare. Tutto sta nell'essere onesti con se stessi e non aver paura di guardare in faccia la realtà di ciò che è e cio che è stato. A volte è difficile fare una cosa del genere: occorre il coraggio di mettersi in discussione e non tutti sono disposti a farlo. Rimpiazzare prontamente il partner con un altro per lenire le proprie sofferenze senza aver capito cosa sia effettivamente andato storto non serve a guarire il dolore ma a cronicizzarlo. Infatti, ogni emozione che non viene adeguatamente elaborata dal nostro inconscio torna poi successivamente a chiederci il conto delle scelte fatte o subite e, siccome non ci dirà mai in anticipo quando verrà a farci qualche domandina, potrà farci perdere il controllo della situazione in due modi: o boicottando la nostra nuova relazione oppure mandandoci dei disagi fisici che rispecchiano le nostre emozioni soppresse (disturbi psicosomatici).
Si evince allora da quanto detto quali sono i motivi per cui non è possibile generalizzare sul quantitativo di tempo che occorre per sentirsi pronti per una nuova relazione: ogni persona ha esigenze e bisogni diversi. D'altra parte, se proporre un riferimento temporale che valga per tutti è impossibile, è invece molto efficace avere dei punti saldi mediante i quali fare una breve autoanalisi per capire quanto e come siamo disposti a metterci nuovamente in gioco. Ecco qui di seguito alcuni riferimenti che ho tracciato personalmente con la speranza che vi aiutino ad orientarvi sulla vostra attuale voglia di amare ed essere amati. Alcuni punti si riferiscono nello specifico ai dipendenti affettivi in recupero, gli altri sono per tutte le persone a cui interessa l'argomento.
Dunque, siete pronti per un nuovo primo appuntamento se:
- Avete chiaro in mente (almeno in buona parte), cosa è andato storto nella vostra precedente relazione. Se invece avete avuto più storie fallimentari e siete arrivati al punto che non ci capite più niente, questa è la volta buona per fare finalmente il punto della situazione. Per effettuare questa operazione di pulizia mentale avete passato diversi sabato sera a rifiutare le serate con gli amici per restare a casa a fare il mea culpa con il vostro bellissimo cilicio[3] di sensi di colpa. Scherzo! Siete usciti con gli amici e vi siete diverititi eccome! E avete pure notato quanto fosse carino/a il tipo/la tipa che avete visto in quel nuovo locale del centro ma, di tanto in tanto, durante le giornate vi siete fermati seriamente a parlare con voi stessi, vi siete ascoltati con amore e compassione ragionando con serietà e disponibilità emotiva su quali potrebbero essere stati i vostri errori e quelli dell'ex partner. Provare ad analizzare la situazione con onestà e schiettezza verso voi stessi vi porta automaticamente al punto successivo;
- Siete consapevoli dei vostri sentimenti. Percepite perfettamente che siete stati delusi da qualcuno di significativo e che forse vi sentite ancora tristi, amareggiati, spaventati con la voglia di gridare al mondo intero che siete incavolati neri. Avvertenze: mentre vi cimentate ad urlare per esprimere tutto il vostro dolore, occhio ai vicini. Potrebbero spaventarsi!

- Avete applicato alla vostra vita con fermezza e tenacia tutto ciò che vi ho spiegato nel mio precedente articolo: Per Tenerti Lontano dalla Mia Mente
- Sentite il desiderio di iniziare a rapportarvi con qualcuno che non vi faccia sentire una pezza da piedi come ha fatto il vostro/la vostra ex. Sentite il bisogno di un confronto costruttivo alla pari e sapete che è giunto il momento di capire che non tutte le persone sono violente e grezze come il vostro/la vostra ex (questo ultimo punto vale soprattutto per coloro che hanno affrontato relazioni disfunzionali);
- Sapete stare da soli. Vi godete il tempo che avete con o senza un partner. Se cercate compagnia potete sempre comprarvi un animale domestico. Un partner, invece, è un altro tipo di compagnia (con il vostro gatto, infatti, non dovrete mai lottare per decidere se mangiare sushi o pizza). Essere single vi piace: non disdegnate la vita di coppia ma sapete apprezzare genuinamente anche le opportunità dello stare da soli. Nella vostra condizione di single adesso amate letteralmente gli sguardi di commiserazione dei vostri parenti che si domandano quali problemi segreti voi abbiate dato che siete ancora (ripetutamente) single dopo aver passato i 30 anni. E amate davvero quella sensazione di nausea che vi sale non appena le vostre coetanee vi guardano con in volto quell'espressione trionfante di chi vi sta dicendo: "Mi dispiace molto che tu non sappia cosa voglia dire per una donna sentirsi realizzata, dato che tu non hai ancora avuto un figlio!";
- Vi sentite mentalmente e fisicamente attratti come mai prima d'ora dall'uomo o dalla donna che avete recentemente conosciuto e questa incredibile e soprendente attrazione non dipende dalla salvifica prospettiva di non andare da sole al matriomonio della vostra migliore amica (il quale si sta avvicinando inesorabilmente);
- Siete consapevoli che un nuovo appuntamento non implica il download automatico di un anello al dito. Molte persone, uomini e donne, falliscono nelle loro relazioni perché si illudono sin dal primo momento che la persona con cui stanno uscendo sia finalmente quella giusta per loro. Certo, come ho spiegato prima, potrebbe anche accadere ma questo tipo di conferme arrivano solo molto tempo dopo che il rapporto sia iniziato per davvero. Se una persona è quella giusta per noi lo si può capire con maggiore certezza solo quando la fase dell'innamoramento è passata e si inizia a conoscere la persona per ciò che è davvero, nel bene e nel male. Prima di allora, immaginare di aver trovato l'uomo o la donna della propria vita è sicuramente un diritto e una speranza che l'amore ci concede per darci la voglia di continuare la conoscenza. Tenete sempre basse le vostre aspettative sin dall'inizio perché, quando l'altro inizierà a fare il primo errore (tutti ne facciamo, è normale), rischieremo di mandare tutto all'aria perché ci eravamo illusi di qualcosa che in realtà esisteva soltanto nella nostra mente;
- Vi siete accertati che l'uomo o la donna con i quali state per uscire siano emotivamente disponibili, il che vuol dire: non sono sposati, non sono fidanzati, non convivono, non hanno amici e amiche speciali e non stanno muovendo i primi passi dopo una rottura sentimentale con le lacrime agli occhi (attenti a quelli e quelle che non fanno altro che parlavi dei loro ex: è un indicatore importante che in quel momento vi stanno usando come un bidone della loro spazzatura emotiva piuttosto che considerarvi come una persona con cui hanno potenzialmente voglia di instaurare un rapporto profondo). Cercate di capire sin da subito anche se l'uomo o la donna con cui vi rapportate soffre di qualche grave disturbo emotivo (es. narcisismo patologico, dipendenza patologica non curata, alessitimia, etc.) che vi induca nella spirale di una relazione tormentata. Se vi accorgete che l'aria potrebbe diventare pericolosa per la vostra salute emotiva e fisica FUGGITE! Avete bisogno di qualcuno che vi faccia star bene, e non dell'ennesimo caso umano egoista;

- Non siete più semplicemente alla ricerca di un essere umano di sesso maschile o femminile da scegliere a casaccio tra la gente a seconda del vostro orientamento sessuale. Volete di più: volete un partner accudente, un amico e un amante. Con questo non intendo dire che chi va volutamente in cerca di avvenuture sbagli. Ognuno sceglie di gestire la propria sessualità come meglio crede e io, personalmente, non reputo credibili quelli che ostentano i loro principi morali criticando e diprezzando le scelte degli altri. Ma se state leggendo i miei articoli e venite ai miei convegni è perché probabilmente vi siete accorti che nella vostra vita qualcosa non funziona e io propongo semplicemente della alternative al modo di vivere consueto che ormai non ci soddisfa più e grida dall'interno per uscire;
- Avete finalmente compreso (o quanto meno siete sulla strada) che il vostro corpo e la vostra persona nella totalità ha un valore inestimabile e che non dovete buttarvi mai più via per niente e per nessuno al mondo.
Se leggendo questo articolo vi siete resi conto di aver sviluppato quasi o tutti i punti che vi ho elencato, allora CONGRATULAZIONI: siete potenzialmente pronti per un nuovo primo appuntamento!

Traduzione: Non sono timida. Semplicemente non voglio fare sesso con un uomo a caso.
È vietata la riproduzione totale, parziale e il riassunto di questi contenuti senza citarne la fonte e senza richiedere la mia autorizzazione. Diritti riservati.
Note:
[1] Dal libro del Qoèlet o Ecclesiaste (3,1-8), la Sacra Bibbia-Traduzione CEI 1974:
"Per ogni cosa c'è il suo momento, il suo tempo per ogni faccenda sotto il cielo.
C'è un tempo per nascere e un tempo per morire,
un tempo per piantare e un tempo per sradicare le piante.
Un tempo per uccidere e un tempo per guarire,
un tempo per demolire e un tempo per costruire.
Un tempo per piangere e un tempo per ridere,
un tempo per gemere e un tempo per ballare.
Un tempo per gettare sassi e un tempo per raccoglierli,
un tempo per abbracciare e un tempo per astenersi dagli abbracci.
Un tempo per cercare e un tempo per perdere,
un tempo per serbare e un tempo per buttar via.
Un tempo per stracciare e un tempo per cucire,
un tempo per tacere e un tempo per parlare.
Un tempo per amare e un tempo per odiare,
un tempo per la guerra e un tempo per la pace."
[2] https://www.youtube.com/watch?v=mkCiyUWP7Nk
[3] Cilicio: Cintura di corda e di cuoio, ruvida e cosparsa di nodi o di punte, che si portava sulla pelle per penitenza. Per un approfondimento storico: https://it.wikipedia.org/wiki/Cilicio


