Per Tenerti Lontano dalla Mia Mente

Uscire da una Delusione Amorosa, Ancora sul Turismo Sentimentale, la Pratica dell'Astinenza Temporanea

Mada Alfinito 06/12/2017 0

 

"Staying in my play pretend, where the fun ain't got no end,

Can't go home alone again, need someone to numb the pain.

You're gone and I gotta stay high all the time,

to climb to high all the time to keep you off my mind."

 

"Restando nel gioco della mia finzione, dove il divertimento non ha mai fine,

Non posso andare a casa da sola di nuovo, ho bisogno di qualcuno che anestetizzi il mio dolore.

Te ne sei andato e ho bisogno di stare su di giri tutto il tempo,

arrivare a sentirmi alle stelle per tenerti lontano dalla mia mente."

(Tove Lo-Habits)

 

Oggi vi parlerò della pratica dell'astinenza come strategia terapeutica nell'ambito della dipendenza affettiva e del mal d'amore in generale.

Vi avevo già parlato precedentemente di cosa sia il turismo sentimentale (ecco il link all'articolo: Il turismo sentimentale è un viaggio scomodo ) e di come sia deleterio per la vita emotiva di coloro che lo praticano in quanto impedisce la costruzione di una solida identità di base e inficia la capacità di avere relazioni affettive e sessuali soddisfacenti nel breve e nel lungo periodo.

L'interruzione di una relazione amorosa è una delle esperienze più dolorose che gli esseri umani possano fare perché ciò comporta sperimentare la condizione dell'abbandono. La separazione da una persona che si ama viene paragonata dagli psicologi ad un vero e proprio lutto. Anche se l'ex partner è vivo/a, ci si sente come se avessimo perso per sempre e in modo irreparabile ciò che prima ci sembrava desse un senso e gioia ai nostri giorni. Dopo un abbandono ci si sente generalmente spenti, privi di vita, tristi, senza alcuna motivazione nel fare le cose di tutti i giorni-anche quelle che di solito ci piaceva tanto fare. La vita cambia all'improvviso: bisogna iniziare da zero, da soli e con le proprie forze e i primi mesi sembra quasi impossibile poter tornare a riempire con i nostri sforzi gli spazi lasciati vuoti da chi era accanto a noi e solo un attimo prima diceva di amarci.

Nel precedente articolo ( Recuperarsi dalla dipendenza affettiva ) ho parlato di come sia possibile uscire fuori dal tunnel della dipendenza affettiva mostrandovi due delle migliori soluzioni possibili: un recupero basato sulla frequentazione di un gruppo di sostegno oppure una modalità di recupero basato su dei colloqui individuali con uno psicoterapeuta. Per esperienza fatta durante le mie ricerche sull'argomento ritengo che, laddove sia possibile, la cosa migliore sia fare un percorso che integri entrambe le opzioni. Qualora invece non si avesse la possibilità di affrontare il recupero mediante queste due soluzoni combinate, avviare anche solo uno di questi percorsi può essere efficace purché ci sia tanta voglia di farcela, di guarire e di riuscire anche quando sembra impossibile.

A questo proposito, quando un dipendente affettivo o un qualunque individuo senza un particolare disagio emotivo si trova a dover elaborare il lutto di una separazione, gli esperti suggeriscono alcune attività verso cui canalizzare le proprie energie e pensieri per riuscire a vivere in modo sano e produttivo in termini di benessere psicofisico questo evento tanto particolare e doloroso. I suggerimenti sono i seguenti:

-Uscite il più possibile (impegni personali e lavoro permettendo) e cercate di frequentare persone con cui vi trovate a vostro agio e che vi facciano divertire. Sentirvi amati e benvoluti aumenterà il vostro senso di autostima. Ricerche attuali confermano inoltre che ridere di gusto ha un effetto benefico sul cervello il quale, in tali circostanze positive, produrrà ormoni che daranno sollievo alle vostre sofferenze rendendovi maggiormente predisposti a superare il trauma subito e, di conseguenza, a guarire dai vostri disagi emotivi, mentali e fisici;

-Appassionatevi a nuovi hobbies. Non c'è niente di più stimolante per il vostro cervello e per il vostro cuore di una bella novità. Un nuovo ambiente e una nuova attività da fare miglioreranno la vostra autosima in quanto vi scoprirete capaci di fare cose che non avreste mai pensato di poter fare. Distravi divertendovi porrà il vostro cervello in uno stato creativo facendovi ritrovare il coraggio e la voglia di riprendere in mano la vostra vita. Andate al cinema, leggete nuovi libri, fate attività manuali, appassionatevi a qualche nuova serie televisiva: creare dei nuovi spazi tutti per voi vi indurrà inoltre a pensare che forse ciò che faceva il vostro/la vostra ex partner per riempire le vostre giornate non era poi così insostituibile e che forse la relazione precedente stava bloccando qualcosa nella vostra crescita personale e nello sviluppo delle vostre abilità... A buon intenditor...

-Fate shopping. Se le vostre finanze lo permettono, compratevi qualcosa che vi faccia sentire belli e sensuali: abiti, scarpe, accessori. Tornate a darvi un tono per voi stessi e non per l'ex partner (e magari andate anche dal parrucchiere). Questa azione manderà un messaggio forte e chiaro alla vostra autostima: "Hey! Non sono così male come credevo!" Se non volete o non potete permettervi abiti e accessori, anche solo comprare un oggetto che desiderate da tempo, non importa se sia utile o una frivolezza, vi aiuterà a sentirvi meglio e più motivati nel voltare pagina;

-Dedicatevi alla cura del vostro corpo. Andate in palestra e lavorate con più energia e motivazione al programma che seguite. Se non fate sport potrebbe essere giunto il momento di provarne uno nuovo o di riprendere quello che precedentemente avevate abbandonato forse proprio per compiacere il/la precedente partner (sic!). In alternativa a ciò, dedicatevi semplicemente ad attività che riguardano il vostro benesere fisico come andare in una Spa o in un centro estetico per sottoporvi a un trattamento di bellezza rilassante, magari un bel massaggio. Ciò che conta davvero è coccolare voi stessi!

-Studiate o lavorate più intensamente. Questa forse potrebbe sembrarvi la parte più difficile di tutta la faccenda perché, si sa, la maggior parte di noi trova difficile riuscire a concentrarsi in situazioni del genere. Il pensiero sembra andare sempre in quella direzione... sbagliata! Ma provateci lo stesso: fatelo per voi stessi, per la vostra dignità e per la vostra vita. Vedrete che focalizzare l'attenzione su qualcosa nello specifico che non sia la vostra disastrata vita sentimentale vi aiuterà a disintossicare il cervello e al termine del lavoro svolto vi sentirete con la mente più pulita e il cuore più leggero. Provate per credere!

A questo punto qualcuno potrebbe obiettare: "E l'amore?"

Gli esperti sconsigliano caldamente di iniziare una nuova relazione subito dopo aver subito un abbandono e ciò vale sia per le persone con la tendenza al turismo sentimentale sia semplicemente per coloro che, pur non soffrendo di alcun disagio emotivo particolare, hanno inserito nella loro mente il codice di avvio alla vendetta trasversale nei confornti dell'ex: la tanto sospirata e desiderata RIPICCA.

La risoluzione dell'astinenza come rimedio ai mali amorosi Goethiani può  sembrare bigotta e paradossale quando viene proposta in psicoterapia. Quando si ha sete (d'amore) si desidera bere. Se in alternativa all'acqua ci viene offerto del cibo solido, rischieremo di non sentirci soddisfatti. Infatti, mangiare quando si ha sete fa aumentare l'esigenza fisiologica di bere e la sofferenza legata al bisogno non soddisfatto. Qualunque persona assetata d'amore e di attenzioni crede che si sentirà appagata solo quando potrà bere di nuovo alla sorgente del piacere e tenderà quindi a disprezzare qualsiasi tentativo di soddisfare il suo bisogno in modo alternativo.

Ma cos'è esattamente l'astinenza? E perché un dipendente affettivo dovrebbe riporre tutta la sua fiducia in questa pratica per avere una possibilità di guarire?

Inizio innanzitutto con il precisare che il problema della dipendenza affettiva non è l'amore. Il problema è come il soggetto vive le sue relazioni affettive il modo distorto in cui considera se stesso. L'amore è infatti una straordinaria sorgente di benessere e guarigione, ma ciò è direttamente proporzionale al modo in cui le persone affrontano questa esperienza.

La differenza tra il turismo sentimentale e una relazione sincera è che nel primo caso il soggetto è in cerca di qualcuno solo per dimenticare il ricordo di una persona che ha perso e/o per evitare di ricordare cose molto personali che lo fanno sentire triste e a disagio. Se vi ritrovate in questo atteggiamento, allora state usando l'amore come usereste un drink o una droga. Una vera e profonda relazione amorosa, invece, fa sentire voi e il vostro partner come se foste entrambi qualcosa di prezioso da proteggere e custodire. Il turismo sentimentale vi predispone a trattare il vostro "partner" come se fosse un oggetto. In alcuni casi vi sentirete come se foste voi ad usare l'altro (non senza percepire un grosso senso di rimorso), altre volte sentirete invece la devastante sensazione di essere stati usati da un estraneo. La realtà dei fatti è che in entrambi i casi vi starete manipolando e usando a vicenda.

è in questo contesto che emerge l'utilità e l'importanza dell'astinenza: a quanto pare, essa non viene proposta in terapia sulla base di un giudizio morale fondato su una realtà idealizzata. Astenersi dal farsi coinvolgere immediatamente in una nuova relazione senza aver prima elaborto il proprio lutto, messo a fuoco cosa sia andato storto nella precedente relazione e le proprie difficoltà emotive è un modo efficace di scoprire una nuova maniera di stare bene con se stessi e con gli altri aumentando le possibilità future di vivere un coinvolgimento amoroso soddisfacente ed è anche la stessa logica che sta alla base di tutti i programmi di disintossicazione da sostanza. Solo dopo che avrete conosciuto nuovi modi di apprezzare voi stessi e di approcciare gli altri, sarete pronti per decidere se continuare a vivere l'amore da turisti oppure crescere e diventare adulti nella capacità di amare. La scelta spetta soltanto a voi ma nessuno è veramente libero di scegliere fino a quando non gli vengono presentati gli strumenti adeguati per poterlo fare.

Durante il recupero l'astinenza non è per sempre. Essa potrebbe durare un mese, un anno o di più in base al tempo di cui avrete bisogno per iniziare a trovare un senso e uno scopo in voi stessi. Sarà il vostro psicoterapeuta o il vostro counselor a suggerirvi i tempi e le modalità, ma state certi che prima o poi anche l'astinenza finirà perché la migliore terapia per la dipendenza affettiva è l'amore stesso, quello vero e sincero, e non resterete per sempre senza quelle dolcissime sensazioni nel cuore.

Amare vuol dire fare quello che ci piace. Ma amare significa anche dare attenzioni e cura al vostro partner e riceverne equamente. Il turismo sentimentale vi preserva dal donare vero affetto perché in un lasso di tempo così breve potete dare e ricevere da un partner un discreto piacere sessuale ma sarete ben lontani dallo sperimentare una soddisfazione emotiva e fisica piena. Oggi sappiamo bene infatti, grazie a numerose ricerche fatte in campo neuroscientifico, che fare l'amore trova la sua fonte principale di appagamento nel nostro cervello: più siamo coinvolti da un punto di vista mentale ed emotivo da un partner più ci sentiremo soddisfatti sessualmente.

L'astinenza non è una sorta di punizione per i cattivi comportamenti avuti in passato. Il suo scopo terapeutico è ripulire la vostra mente, ridarvi lucidità, disintossicarvi per mettervi nelle condizioni di assumervi delle responsabilità e la responsabilità più grande e importante che avete nei confronti della vostra vita è rendervi conto di essere esseri umani con emozioni belle e profonde e grandi aspettative (anche se ancora non ne siete consapevoli).

La cosa migliore che potete fare se state soffrendo a causa di una separazione o se sentite la mancanza di qualcuno è semplicemente dirgli quello che provate: scrivete una lettera, fate una telefonata, chiedetegli di parlare. Se tutto questo non dovesse funzionare, il recupero vi insegnerà la sorprendente arte del lasciar andare lui o lei ovunque vogliano, anche lontano da voi.

Il turismo sentimentale tiene le persone legate ad emozioni effimere e il vostro cuore soffrirà ancora senza comunque risolvere le situazioni precedenti che hanno causato i disagi attuali.

Ogni persona dipendente prova il desiderio intenso e viscerale di sentirsi sempre su di giri ma solo un amore sincero può garantire questo appagamento nel lungo periodo. Il turismo sentimentale procura la sensazione di volare alto per una notte o una settimana ma, proprio come l'alcol o una sostanza, vi riporterà sulla Terra quasi immediatamente!

Tenete sempre la vostra consapevolezza al passo con i vostri sentimenti e non avrete bisogno mai più del turismo sentimentale.

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Vi lascio ora con il link della canzone da cui ho preso la citazione all'inizio dell'articolo:

Tove Lo - Habits (Stay High)

 

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Mada Alfinito 18/03/2020

Terapia di Coppia: Si o No?

 

Carissimi,

tempo fa alcune lettrici mi hanno scritto privatamente ponendomi delle domande che ritengo possano essere interessanti anche per tutti voi da approfondire.

Mi è stato chiesto innanzitutto se potevo indirizzarle verso una terapia di coppia gratuita. Ho risposto ad entrambe che al momento non sono a conoscenza di professionisti che svolgono questo servizio gratuitamente e ho proposto loro di informarsi tramite Internet riguardo ad eventuali enti della loro regione che forniscano questo tipo di consulenza se non a costo zero, almeno con delle agevolazioni fiscali in base al loro reddito. Una delle donne in questione è della provincia di Roma, per cui se qualcuno di voi fosse a conoscenza di un tale servizio nella Regione Lazio (o altrove) può farmelo sapere scrivendomi in privato. Fare rete è importante.

Anche se non ho potuto fornire questa informazione alle mie lettrici, ho voluto dire loro come la penso su una questione non di secondaria importanza. Personalmente, non posso dire se la terapia di coppia sia efficace o meno: non me ne sono mai occupata e non essendo io né una psicologa né una psicoterapeuta non mi permetto di esprimere un giudizio su questa modalità di consulenza. I miei campi di specializzazione sono altri. Mi viene in mente, però, il parere di un personaggio che reputo altamente autorevole: Raffaele Morelli, psichiatra e divulgatore, si è espresso molto bene riguardo questo argomento in uno dei suoi video pubblicati su Youtube per l'istituto Riza Psicosomatica di Milano da lui fondato. Rispondendo alla lettera di un suo lettore, Morelli ci dice che cosa pensa della terapia di coppia: "La coppia è fatta di due individui che devono scoprire dentro di sé che cosa desiderano, che cosa piace loro, che cosa li attrae e come stanno insieme all'altro, ma ciascuno deve farlo da dentro di sé. Se andiamo insieme, andiamo a imparare come comportarci insieme, quindi perdiamo la spontaneità, la naturalezza".

La terapia di coppia, quindi, non è positiva per noi quando viene fatta con la finalità di imporsi di imparare ad assumere dei comportamenti artificiali e innaturali nei riguardi del/la nostro/a partner. Secondo l'autore, una relazione di coppia si basa innanzitutto sulla spontaneità, la quale è fondamentale affinché i partner si sentano a proprio agio l'uno con l'altra. Dice ancora Morelli:

"I rapporti non si migliorano. Sono le performance sportive che si migliorano [...] Se devi migliorare la relazione, vuol dire che stai costrunedo una relazione che non c'è [...] Se nelle cose dell'amore ti devi impegnare, stai creando una relazione fallimentare con l'altro e con te stesso. L'amore non vive nel tempo, è fuori dal tempo. Non ci appartiene, non siamo noi a poterlo guidare. Quindi, se mi devo impegnare per stare bene con te è come se fossi tra i banchi di scuola e ci fosse un professore dentro di me che mi dice: 'Comportati così con lei, non dire questa cosa, dille quell'altra, non essere spontaneo'. Ma l'amore è il luogo della spontaneità. Questo significa che a volte ci saranno litigi profondi, a volte ci saranno geli, a volte coinvolgimenti immensi ma tutto questo fa parte del gioco. Se dobbiamo migliorare la relazione, stiamo creando una relazione molto, molto artificiale".

Il messaggio è chiaro: se ti devi addomesticare per stare con qualcuno, allora stai perdendo la spontaneità. Devi fingere. E accetti che l'altro ti ami non per quello che sei ma perchè ti comporti come lui/lei vorrebbe. Continuamente. Alla lunga questa cosa distrugge non solo il rapporto ma soprattutto le parti che lo vivono. Senza la spontaneità non c'è la gioia di stare insieme e condividere le esperienze di vita. Senza la vita quotidiana si rimane estranei l'uno nei confronti dell'altro e ognuno viaggia su binari diversi, separati. Nessuno di noi ha bisogno di questo.

Vi lascio il link Youtube in cui Raffaele Morelli dice le cose che vi ho riportato:

https://www.youtube.com/watch?v=Qf709LDxH1g

Di contro, ci sono anche molti professionisti altrettanto validi che ritengono invece che in certe situazioni la terapia di coppia sia importante per salvare un rapporto. A prescindere dalle varie opinioni che ci sono attualmente a favore o meno di essa, io ritengo sempre e comunque che chi si sente in difficoltà e ha bisogno di un aiuto esterno dovrebbe iniziare innanzitutto una terapia individuale: prima di mettere ordine nella vita di coppia, è fondamentale mettere ordine nella propria vita come donne e uomini in prima persona. Solo dopo aver fatto chiarezza con noi stessi durante un percorso individuale, saremo eventualmente pronti per affrontare un argomento così delicato in coppia.

Vi invito, inoltre, a considerare anche che per una terapia di coppia efficace, il vostro partner deve essere convinto da sé stesso ad iniziare questo percorso. Se decidesse di iniziarlo solo perché sente la pressione di una vostra richiesta, questo fattore pregiudicherebbe già di per sé l'efficacia della consulenza. Ma di questo parleremo successivamente.

Per adesso, saluto con affetto le due lettrici che mi hanno scritto e alle quali ho già risposto in privato. Nei prossimi giorni parlerò ancora di cosa penso in merito ad altri quesiti che mi sono stati posti via e-mail.

Nel frattempo, vi esorto ancora a restare a casa per il bene comune in questo tempo di quarantena.

State bene... e state a casa!

Mada ^_^

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Mada Alfinito 21/09/2017

Come uscire dalle dipendenze patologiche?

Secondo gli studi attuali, una dipendenza provoca dei cambiamenti nelle connessioni neurali di un individuo. Alcuni sono permanenti, altri possono tornare a modificarsi nel momento in cui un soggetto decide di uscire dal disagio e iniziare un percorso che lo aiuti. Questo accade in virtù della caratteristica di plasticità [1] che il cervello umano possiede: esso è capace di adattarsi continuamente a ciò che un individuo vive.

Il percorso che un dipendente decide di iniziare per uscire dal suo disagio viene chiamato recupero e quando si parla di recupero è doveroso menzionare il gruppo di sostegno più importante al mondo:la Alcolisti Anonimi. La AA venne costituita nel 1935 negli Stati Uniti da Bob Smith (medico chirurgo ad Akron, nello stato dell’Ohio) e Bill W. (un agente di borsa di Wall Street). Entrambi erano alcolisti ed insieme affrontarono la strada del recupero. Aiutandosi a vicenda si resero conto che un efficace metodo per superare il disagio era non affrontare i problemi della dipendenza da soli con le proprie uniche forze ma cercare persone con cui poter condividere le difficoltà e parlare supportandosi reciprocamente. I due uomini si resero conto, inoltre, che se un alcolista veniva seguito e aiutato da un ex alcolista il beneficio era grandissimo per entrambi: il primo smetteva di bere più facilmente, in quanto incoraggiato da qualcuno che riusciva a comprenderlo e consigliarlo nella difficile strada intrapresa, il secondo, invece, riduceva le possibilità di una ricaduta parlando continuamente all’altro della sua esperienza.

Nacque così ad Akron il primo gruppo AA. Ne sorse poi un secondo a New York e un terzo a Cleveland. Con il passare degli anni, il metodo di guarigione ideato risultò tanto efficace che in tutto il mondo si sono costituiti più di 100.000 gruppi in oltre 160 paesi (tra cui anche l’Italia [2]). Gli alcolisti recuperati sono milioni. È interessante notare l’intelligente intuizione che ebbero i due fondatori: essi furono i primi a considerare l’alcolismo non semplicemente un vizio da estirpare ma una vera malattia del corpo e dello spirito e questo fu da loro compreso anni e anni prima che venissero effettuati gli attuali studi sul cervello nei quali è stato dichiarato che la dipendenza ha il potere di cambiare le connessioni neurali degli individui.

I fondatori elaborarono un metodo per aiutare gli alcolisti a smettere di bere e questo fu chiamato ‘the 12-steps program, ‘il programma 12 passi’. Esso consiste in una serie di azioni che il dipendente deve intraprendere per uscire dalla sua dipendenza. I 12 passi elencati sono solo dei principi guida generali: ogni dipendente dovrà applicare uno step dopo l’altro compiendo determinate azioni stabilite all’interno del gruppo che hanno come scopo il superamento di quel passo. È da notare anche quanto questa tipologia di terapia si sia estesa geograficamente nonostante il forte richiamo alla spiritualità. In un mondo che attualmente ama sempre meno sentir parlare di Dio, questo programma è riuscito a fare breccia nel cuore di milioni di persone. In realtà, all’interno di questi gruppi il concetto di Dio non è fissato in maniera univoca per tutti. Ognuno dei partecipanti è libero di praticare la spiritualità che gli è più cara. Ogni componente può rivolgersi ad un Potere Superiore (the Higher Power) in cui crede senza conflitti morali all’interno del gruppo. È una scelta libera e personale. Chi non crede in Dio può semplicemente intraprendere una spiritualità volta all’ascolto di quella voce interiore che istintivamente guida ognuno verso il compimento del proprio progetto di vita e del proprio benessere. La spiritualità è un punto cardine nel progetto di recupero ideata dalla AA in quanto aiuta a rimanere concentrati su se stessi, ad interpretare il mondo con semplicità e tranquillità senza provare a controllare tutto e tutti, insegna a riflettere sulla propria vita con serenità e accettazione e a lasciarsi andare a ciò che di buono è dentro ciascuno anziché aggrapparsi ad elementi esterni come le sostanze d’abuso. Il distacco è la chiave di recupero per ogni dipendente: distacco dai desideri dannosi, dalle idee stereotipate e negative su stessi, dai comportamenti degli altri che possono minare la propria salute, dalla paura di perdere il controllo.

Riporto di seguito i 12 passi ideati dalla AA:

1) Abbiamo ammesso di essere impotenti di fronte all’alcol e che le nostre vite erano divenute incontrollabili.

2) Siamo giunti a credere che un Potere più grande di noi potrebbe ricondurci alla ragione.

3) Abbiamo preso la decisione di affidare le nostre volontà e le nostre vite alla cura di Dio, come noi potremmo concepirLo.

4) Abbiamo fatto un inventario morale profondo e senza paura di noi stessi.

5) Abbiamo ammesso di fronte a Dio, a noi stessi e a un altro essere umano, l’esatta natura dei nostri torti.

6) Eravamo completamente pronti ad accettare che Dio eliminasse tutti questi difetti di carattere.

7) Gli abbiamo chiesto con umiltà di eliminare i nostri difetti.

8) Abbiamo fatto un elenco di tutte le persone cui abbiamo fatto del male e siamo diventati pronti a rimediare ai danni recati loro.

9) Abbiamo fatto direttamente ammenda verso tali persone, laddove possibile, tranne quando, così facendo, avremmo potuto recare danno a loro oppure ad altri.

10) Abbiamo continuato a fare il nostro inventario personale e, quando ci siamo trovati in torto, lo abbiamo subito ammesso.

11) Abbiamo cercato attraverso la preghiera e la meditazione di migliorare il nostro contatto cosciente con Dio, come noi potemmo concepirLo, pregandoLo solo di farci conoscere la Sua volontà nei nostri riguardi e di darci la forza di eseguirla.

12) Avendo ottenuto un risveglio spirituale come risultato di questi Passi, abbiamo cercato di portare questo messaggio agli alcolisti e di mettere in pratica questi principi in tutte le nostre attività.

Accanto ai 12 passi vennero formulate anche quelle che vengono definite le 12 tradizioni, ovvero 12 principi cardine attorno ai quali è strutturato il gruppo. Esse sono una sorta di statuto che aiuta a far rimanere il gruppo integro senza sviare dal metodo originario (con il conseguente rischio di mettere in pericolo il recupero di chi si affida a queste organizzazioni). Importante, inoltre, per ogni gruppo di recupero è l’anonimato, il quale permette ai partecipanti di esprimere al meglio i propri disagi senza la preoccupazione che qualcuno all’esterno venga a conoscenza delle loro situazioni personali.

            Visto il numero sempre più frequente di persone che grazie alla AA riusciva a recuperarsi, anche altri gruppi che si occupavano di altri tipi di dipendenze mostrarono interesse per il metodo 12 passi: iniziarono così ad usarlo anch’essi adattandolo al tipo di dipendenza su cui lavoravano. Nacquero in questo modo tantissimi altri gruppi anonimi che seguivano lo stesso programma: per i disordini del cibo, per i dipendenti sessuali, per i giocatori compulsivi, per i tossicodipendenti, per i dipendenti affettivi, per i figli dei dipendenti o per intere famiglie entrate nel circolo della dipendenza e della codipendenza. In questo modo non venivano recuperati solo i pazienti afflitti dal disturbo ma anche coloro che gli erano più vicini e che inevitabilmente ne erano stati coinvolti subendo a loro volta dei danni.

Anche per i gruppi di sostegno costituiti per i disturbi della dipendenza affettiva vennero utilizzati i 12 passi della AA. Essi sono rimasti invariati nella loro forma originale ma cambiano al primo punto nel quale si ammette la propria impotenza non nei riguardi dell’alcol ma delle relazioni. L’analogia con i principi guida della AA è doverosa, in quanto, come spiegato precedentemente, la love addiction segue nella mente dei soggetti lo stesso schema di sviluppo e di azione di qualsiasi altra dipendenza. Come ricorda Norwood: le analogie tra la progressione della malattia dell’alcolismo e quella dell’amare troppo sono chiare. L’assuefazione, sia ad una sostanza che altera la mente, sia ad una relazione, ha alla fine effetti progressivi e distruttivi su ogni aspetto della vita del sofferente (1988, tr.it: 153).

Affidarsi ad un gruppo di sostegno è ritenuto ancora oggi da molti esperti uno dei modi più efficaci per tentare la strada del recupero. Questo perché nei gruppi di sostegno si lavora insieme su problemi e obiettivi comuni. Il bene raggiunto da uno è messo completamente a servizio dell’altro che ne ha bisogno e lo scambio è continuo e reciproco. Ci sono guide ma non maestri sapienti e saccenti. Ciò che insegna la via del recupero è l’esperienza di chi ha sofferto dello stesso disagio precedentemente. All’interno di questi gruppi si creano legami molto intensi e coinvolgenti. Ciascuno che entra in un gruppo di terapia ha la certezza di essere l’unico al mondo a soffrire di tali disagi, ma si rende conto dopo poco che non è solo in questa lotta. Il segreto della riuscita di ogni gruppo è l’empatia. Ovviamente, è possibile anche che si verificano dei casi negativi. Non sono mancate le testimonianze di persone che si sono ritrovate in gruppi (non necessariamente legati alla AA) guidati da persone che hanno contribuito al male dei dipendenti anziché al bene. Ma questo è un fatto comune in ogni ambiente in cui l’uomo si cimenti a lavorare. A parte questi casi malsani, che sono comunque un numero esiguo rispetto ai gruppi ben riusciti, si può affermare con certezza che far parte di un gruppo di sostegno è sicuramente uno dei metodi più efficaci per guarire da uno stato di dipendenza. È opportuno, accanto al gruppo di sostegno, fare anche un percorso terapeutico personale con un analista, se è una cosa che ci si può permettere. Molto utili sono anche i manuali di self-help, in quanto strumenti di meditazione e conoscenza efficaci.

Questio articolo è tratto da "Alessitimia e Dipendenza Affettiva. Prospettive Neurologiche e Psicologiche" di Mafalda Alfinito, 2016.
 
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Note:

[1] In neurofisiologia, la capacità di adattamento del sistema nervoso alle mutevoli condizioni interne ed esterne, che consente, per es., il ripristino, sia pure parziale, di una funzione perduta per la soppressione del relativo centro grazie all’attività sostitutiva di altri centri: tale proprietà, particolarmente accentuata nei livelli più elevati del neurasse (corteccia cerebrale, centri sottocorticali) e alla base di funzioni, meccanismi e processi (memoria, apprendimento, condizionamento, abitudine) studiati dalla psicologia sperimentale, è oggi interpretata come la conseguenza di variazioni della trasmissione degli impulsi a livello sinaptico in determinati punti dei circuiti nervosi. Fonte: Treccani, http://www.treccani.it/vocabolario/plasticita, data dell’ultimo accesso alla URL 19/02/2016.

[2] Tutte le informazioni fornite sulla storia della AA sono state prese dal sito www.alcolistianonimiitalia.it.

 

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Mada Alfinito 04/01/2018

Quand'è il Momento Giusto per un Nuovo Primo Appuntamento?

 

"Per ogni cosa c'è il suo momento, il suo tempo per ogni faccenda sotto il cielo."

 

Cantava l'Ecclesiaste[1] molto tempo fa e ciò che diceva è senz'altro vero anche riguardo le cose dell'amore, in particolare per gli uomini e le donne che stanno affrontando un recupero dalla dipendenza affettiva. Ci tengo a precisare, però, che questo articolo non è utile soltanto ai dipendenti affettivi ma è rivolto anche a tutti coloro che sono usciti di recente da una relazione sentimentale.

La domanda che ci poniamo oggi è:

Quand'è il momento giusto per un nuovo primo appuntamento?

 

 

Come ho già spiegato in articoli precedenti ( Il Turismo Sentimentale è un Viaggio ScomodoPer Tenerti Lontano dalla Mia Mente ), le persone che sofforno di turismo sentimentale sono dei veri e propri collezionisti di primi appuntamenti. Ciò che boicotta ogni loro tentativo di imbarcarsi in una relazione duratura anche quando incontrano qualcuno da cui si sentono coinvolti ad un livello emotivo profondo è la paura dell'intimità emotiva che li rende fobici nei confronti delle responsabilità.

Per queste persone è molto più facile interrompere la relazione dopo i primi incontri perché in quei frangenti, si sa, ognuno di noi desidera mostrare il meglio di sé dando all'altro l'idea di essere dei veri e propri maestri della seduzione. In casi come questi, anche se entrambi gli individui percepiscono il desiderio e la voglia di stare insieme, i loro appuntamenti non si basano sul piacere di godere della reciproca presenza con semplicità ma diventano dei veri e propri talent show dove l'indice di gradimento della serata sarà determinato dalla pressione causata dalla paura di non soddisfare determinate aspettative e dalla qualità della performance. Sono davvero tante, infatti, le persone che, quando ne incontrano una per cui provano profonda attrazione, mettono subito in scena un copione per comunicare un'immagne di sé che non corrisponde totalmente alla realtà. Tutto ciò va a discapito dell'autenticità, cioè del farsi conoscere per ciò che si è veramente con tutte le proprie sensibilità, paure e difetti oltre che per i tanto decantati pregi.

Prendersi del tempo prima di frequentare una nuova persona non è un consiglio salvavita solo per i dipedenti affettivi ma lo è anche per coloro che sono usciti recentemente da una relazione. Qualcuno potrebbe domandarsi:

"Recentemente quanto?"

Difficile dare una risposta quantificabile in termini di ore, minuti, secondi: per alcuni la parola recentemente corrisponde ad una settimana, un mese o tre ma esistono anche situazioni in cui le persone che sono state lasciate da un anno o persino di più sono rimaste così emotivamente scioccate e provate che sentono ancora lo stesso dolore iniziale (o quasi) per la perdita. Non si tratta di debolezza: molto semplicemente, la nostra emotività vive di tempi ben diversi da quelli convenzionali su cui siamo abituati ad impostare la nostra vita, solo che la maggior parte della gente non vi dirà mai quanto stia soffrendo...

Ad ogni modo, è innegabile il fatto che allo stesso tempo esistano anche persone che, terminata una relazione da cui ne sono usciti sofferenti, abbiano avuto la fortuna di incontrare poco tempo dopo un partner che è diventato quasi da subito una persona significativa nel lungo periodo. Ma questi sono casi sporadici e non la normalità. La realtà è molto più dura e nella maggior parte dei casi occorre cercare a lungo prima di incontrare un partner che potremmo definire quello giusto oppure la volta buona!. Come disse il personaggio di Alex a Gigi nel film La Verità è che Non gli Piaci Abbastanza (2009): "Tu non sei l'eccezione, sei la regola" (vi consiglio di vedere questo breve spezzone del film https://www.youtube.com/watch?v=vMSB37rrlTs ).

 

È esperienza abbastanza comune (ma lungi da me il generalizzare che questo valga per tutti) che dopo essere stati lasciati o aver vissuto una storia dalla quale siamo usciti a pezzi siamo istintivamente succubi di due pulsioni (entrambe o una sola):

- La prima è tentare di recuperare il rapporto anche se siamo consapevoli che non c'è più molto da fare o che quella relazione non merita davvero le nostre energie;

- La seconda è quella di buttarsi a capofitto in una nuova storia per dimentcare il male ricevuto. In fondo, che male c'è a farsi coccolare dopo le ferite subite? Mica è giusto che il nostro ex o la nostra ex siano già tra le braccia di un'altra/o mentre noi passaimo le serate, le festività e le notti da soli a contare i nostri rimpianti? Queste sarebbero delle motivazioni sicuramente molto convincenti... se fossimo degli adolescenti mai cresciuti. Ma non è così che ragionerebbe un adulto emotivamente consapevole.

Un luogo comune diffuso è quello che chi lascia ha emotivamente più vantaggi rispetto a chi viene lasciato. Si dà per scontato (e forse non a torto) che la persona che ci ha abbandonato abbia preso consapevolezza prima di noi che nel rapporto c'era qualcosa che non funzionava, ragion per cui potrebbe aver operato la rottura con il vantaggio di un dolore già elaborato. Ma una separazione, malgrado le apparenze che celano alla perfezione (o quasi) ciò che realmente pensa il nostro/la nostra ex, provoca sempre un disagio ad entrambi. Vivere una relazione comporta amalgamare il proprio stile di vita con quello dell'altro. Quando si è in coppia è di vitale importanza per la riuscita della relazione nel lungo periodo lasciare ampi spazi di indipendenza all'altro (pur mantenendo allo stesso tempo il rispetto per i bisogni di coppia di ciascuno) ma allo stesso tempo è fondamentale creare delle sane abitudini che tendano a consolidare la coppia (ho detto consolidare, non annoiare! Fate sempre molta attenzione a questa sottile ma cruciale differenza...). Inoltre, stando insieme si cammina su sentiero comune che può essere più o meno condiviso e accettato da entrambi a seconda della sintonia e dell'amore che si è sviluppato tra i due. Ma sia che sul sentiero si faccia costantemente a pugni (come sempre accade nelle relazioni disfunzionali e tormentate), sia che la passeggiata risulti piacevole è pur sempre un camminare l'uno accanto all'altra. Non dobbiamo mai credere che l'ex partner ci abbia dimenticato del tutto, anche nel caso fosse sparito completamente (come nel fenomeno del narcisismo patologico e del ghosting). Questo è impossibile. Certamente bisogna prendere atto che non ci ama più (altrimenti non ci avrebbe lasciato), ma la mente umana non può dimenticare di colpo tutto ciò che ha vissuto, a meno che alla persona non sia stata asportata una porzione di cervello con un intervento chirurgico! Solo e soltanto in questo caso c'è la possibilità di venire radicalmente cancellati dalla memoria di qualcuno ed è proprio in virtù del fatto che nulla viene rimosso dalla mente dalla sera alla mattina che dobbiamo renderci conto che anche se l'ex non ci ama più, ha dovuto o dovrà affrontare dentro di sé un'elaborazione del distacco esattamente come è successo a noi. È un fatto fisiologico. La nostra mente funziona così. Questo non vuol dire assolutamente che ritornerà da noi implorando perdono sulle note di Ricominciamo di Adriano Pappalardo[2] (a meno che voi siate l'eccezione e non la regola. Vi consiglio caldamente di rimanere con i piedi per terra prima di arrivare a questa conclusione), ma è già qualcosa sapere che non siamo diventati improvvisamente un nulla ai suoi occhi come lui o lei vorrebbe farci credere.

Io sono dell'idea cha sia quando si lascia, sia quando si viene lasciati occorra sempre fermarsi almeno un po' per cercare di capire le ragioni del fallimento della relazione. Riflettere non è un modo di generare in noi sensi di colpa e autocommiserazione. Semplicemente, una sana auto-critica ci aiuta a capire meglio noi stessi, chi siamo e ridefinire quali sono le nostre priorità. È molto frequente, infatti, che le persone che hanno avuto una delusione amorosa si rendano conto già dopo pochissimo tempo che la relazione precedente li aveva privati di molte cose e che avevano sacrificato sull'altare di un amore ideale la parte più autentica del loro essere.

Credo che fare il punto della situazione della propria vita non sia una cosa così lunga e difficile come si potrebbe pensare. Tutto sta nell'essere onesti con se stessi e non aver paura di guardare in faccia la realtà di ciò che è e cio che è stato. A volte è difficile fare una cosa del genere: occorre il coraggio di mettersi in discussione e non tutti sono disposti a farlo. Rimpiazzare prontamente il partner con un altro per lenire le proprie sofferenze senza aver capito cosa sia effettivamente andato storto non serve a guarire il dolore ma a cronicizzarlo. Infatti, ogni emozione che non viene adeguatamente elaborata dal nostro inconscio torna poi successivamente a chiederci il conto delle scelte fatte o subite e, siccome non ci dirà mai in anticipo quando verrà a farci qualche domandina, potrà farci perdere il controllo della situazione in due modi: o boicottando la nostra nuova relazione oppure mandandoci dei disagi fisici che rispecchiano le nostre emozioni soppresse (disturbi psicosomatici).

Si evince allora da quanto detto quali sono i motivi per cui non è possibile generalizzare sul quantitativo di tempo che occorre per sentirsi pronti per una nuova relazione: ogni persona ha esigenze e bisogni diversi.  D'altra parte, se proporre un riferimento temporale che valga per tutti è impossibile, è invece molto efficace avere dei punti saldi mediante i quali fare una breve autoanalisi per capire quanto e come siamo disposti a metterci nuovamente in gioco. Ecco qui di seguito alcuni riferimenti che ho tracciato personalmente con la speranza che vi aiutino ad orientarvi sulla vostra attuale voglia di amare ed essere amati. Alcuni punti si riferiscono nello specifico ai dipendenti affettivi in recupero, gli altri sono per tutte le persone a cui interessa l'argomento.

Dunque, siete pronti per un nuovo primo appuntamento se:

- Avete chiaro in mente (almeno in buona parte), cosa è andato storto nella vostra precedente relazione. Se invece avete avuto più storie fallimentari e siete arrivati al punto che non ci capite più niente, questa è la volta buona per fare finalmente il punto della situazione. Per effettuare questa operazione di pulizia mentale avete passato diversi sabato sera a rifiutare le serate con gli amici per restare a casa a fare il mea culpa con il vostro bellissimo cilicio[3] di sensi di colpa. Scherzo! Siete usciti con gli amici e vi siete diverititi eccome! E avete pure notato quanto fosse carino/a il tipo/la tipa che avete visto in quel nuovo locale del centro ma, di tanto in tanto, durante le giornate vi siete fermati seriamente a parlare con voi stessi, vi siete ascoltati con amore e compassione ragionando con serietà e disponibilità emotiva su quali potrebbero essere stati i vostri errori e quelli dell'ex partner. Provare ad analizzare la situazione con onestà e schiettezza verso voi stessi vi porta automaticamente al punto successivo;

- Siete consapevoli dei vostri sentimenti. Percepite perfettamente che siete stati delusi da qualcuno di significativo e che forse vi sentite ancora tristi, amareggiati, spaventati con la voglia di gridare al mondo intero che siete incavolati neri. Avvertenze: mentre vi cimentate ad urlare per esprimere tutto il vostro dolore, occhio ai vicini. Potrebbero spaventarsi!

 

- Avete applicato alla vostra vita con fermezza e tenacia tutto ciò che vi ho spiegato nel mio precedente articolo: Per Tenerti Lontano dalla Mia Mente

- Sentite il desiderio di iniziare a rapportarvi con qualcuno che non vi faccia sentire una pezza da piedi come ha fatto il vostro/la vostra ex. Sentite il bisogno di un confronto costruttivo alla pari e sapete che è giunto il momento di capire che non tutte le persone sono violente e grezze come il vostro/la vostra ex (questo ultimo punto vale soprattutto per coloro che hanno affrontato relazioni disfunzionali);

- Sapete stare da soli. Vi godete il tempo che avete con o senza un partner. Se cercate compagnia potete sempre comprarvi un animale domestico. Un partner, invece, è un altro tipo di compagnia (con il vostro gatto, infatti, non dovrete mai lottare per decidere se mangiare sushi o pizza). Essere single vi piace: non disdegnate la vita di coppia ma sapete apprezzare genuinamente anche le opportunità dello stare da soli. Nella vostra condizione di single adesso amate letteralmente gli sguardi di commiserazione dei vostri parenti che si domandano quali problemi segreti voi abbiate dato che siete ancora (ripetutamente) single dopo aver passato i 30 anni. E amate davvero quella sensazione di nausea che vi sale non appena le vostre coetanee vi guardano con in volto quell'espressione trionfante di chi vi sta dicendo: "Mi dispiace molto che tu non sappia cosa voglia dire per una donna sentirsi realizzata, dato che tu non hai ancora avuto un figlio!";

- Vi sentite mentalmente e fisicamente attratti come mai prima d'ora dall'uomo o dalla donna che avete recentemente conosciuto e questa incredibile e soprendente attrazione non dipende dalla salvifica prospettiva di non andare da sole al matriomonio della vostra migliore amica (il quale si sta avvicinando inesorabilmente);

- Siete consapevoli che un nuovo appuntamento non implica il download automatico di un anello al dito. Molte persone, uomini e donne, falliscono nelle loro relazioni perché si illudono sin dal primo momento che la persona con cui stanno uscendo sia finalmente quella giusta per loro. Certo, come ho spiegato prima, potrebbe anche accadere ma questo tipo di conferme arrivano solo molto tempo dopo che il rapporto sia iniziato per davvero. Se una persona è quella giusta per noi lo si può capire con maggiore certezza solo quando la fase dell'innamoramento è passata e si inizia a conoscere la persona per ciò che è davvero, nel bene e nel male. Prima di allora, immaginare di aver trovato l'uomo o la donna della propria vita è sicuramente un diritto e una speranza che l'amore ci concede per darci la voglia di continuare la conoscenza. Tenete sempre basse le vostre aspettative sin dall'inizio perché, quando l'altro inizierà a fare il primo errore (tutti ne facciamo, è normale), rischieremo di mandare tutto all'aria perché ci eravamo illusi di qualcosa che in realtà esisteva soltanto nella nostra mente;

- Vi siete accertati che l'uomo o la donna con i quali state per uscire siano emotivamente disponibili, il che vuol dire: non sono sposati, non sono fidanzati, non convivono, non hanno amici e amiche speciali e non stanno muovendo i primi passi dopo una rottura sentimentale con le lacrime agli occhi (attenti a quelli e quelle che non fanno altro che parlavi dei loro ex: è un indicatore importante che in quel momento vi stanno usando come un bidone della loro spazzatura emotiva piuttosto che considerarvi come una persona con cui hanno potenzialmente voglia di instaurare un rapporto profondo). Cercate di capire sin da subito anche se l'uomo o la donna con cui vi rapportate soffre di qualche grave disturbo emotivo  (es. narcisismo patologico, dipendenza patologica non curata, alessitimia, etc.) che vi induca nella spirale di una relazione tormentata. Se vi accorgete che l'aria potrebbe diventare pericolosa per la vostra salute emotiva e fisica FUGGITE! Avete bisogno di qualcuno che vi faccia star bene, e non dell'ennesimo caso umano egoista;

- Non siete più semplicemente alla ricerca di un essere umano di sesso maschile o femminile da scegliere a casaccio tra la gente a seconda del vostro orientamento sessuale. Volete di più: volete un partner accudente, un amico e un amante. Con questo non intendo dire che chi va volutamente in cerca di avvenuture sbagli. Ognuno sceglie di gestire la propria sessualità come meglio crede e io, personalmente, non reputo credibili quelli che ostentano i loro principi morali criticando e diprezzando le scelte degli altri. Ma se state leggendo i miei articoli e venite ai miei convegni è perché probabilmente vi siete accorti che nella vostra vita qualcosa non funziona e io propongo semplicemente della alternative al modo di vivere consueto che ormai non ci soddisfa più e grida dall'interno per uscire;

- Avete finalmente compreso (o quanto meno siete sulla strada) che il vostro corpo e la vostra persona nella totalità ha un valore inestimabile e che non dovete buttarvi mai più via per niente e per nessuno al mondo.

Se leggendo questo articolo vi siete resi conto di aver sviluppato quasi o tutti i punti che vi ho elencato, allora CONGRATULAZIONI: siete potenzialmente pronti per un nuovo primo appuntamento!

 

Traduzione: Non sono timida. Semplicemente non voglio fare sesso con un uomo a caso. 

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Note:

[1] Dal libro del Qoèlet o Ecclesiaste (3,1-8), la Sacra Bibbia-Traduzione CEI 1974:

"Per ogni cosa c'è il suo momento, il suo tempo per ogni faccenda sotto il cielo.

C'è un tempo per nascere e un tempo per morire,
un tempo per piantare e un tempo per sradicare le piante.
Un tempo per uccidere e un tempo per guarire,
un tempo per demolire e un tempo per costruire.
Un tempo per piangere e un tempo per ridere,
un tempo per gemere e un tempo per ballare.
Un tempo per gettare sassi e un tempo per raccoglierli,
un tempo per abbracciare e un tempo per astenersi dagli abbracci.
Un tempo per cercare e un tempo per perdere,
un tempo per serbare e un tempo per buttar via.
Un tempo per stracciare e un tempo per cucire,
un tempo per tacere e un tempo per parlare.
Un tempo per amare e un tempo per odiare,
un tempo per la guerra e un tempo per la pace."

 

[2]  https://www.youtube.com/watch?v=mkCiyUWP7Nk

[3] Cilicio: Cintura di corda e di cuoio, ruvida e cosparsa di nodi o di punte, che si portava sulla pelle per penitenza. Per un approfondimento storico: https://it.wikipedia.org/wiki/Cilicio

 

 

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